AZIONI PER IL SUCCESSO

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Ti sei mai chiesto come mai alcune persone hanno ottenuto successo nella vita e altre invece no? Le persone hanno bene o male tutte buone propositi, voglia di emergere, di un riscatto sociale, ma dopo un pò si perdono nei meandri dell’apatia, del rimandare al domani e vivere sempre con una scusa. E poi li senti che si lamentano del perché non cambiano le cose, del perché quello è più fortunato di loro e di tutto ciò che può consolarli del perchè non ce l’hanno fatta. Il vivere dietro la paura di cambiare e di non volere inseguire i propri sogni è indice di una persona con bassi standard, che si rifugia in ambienti che gli arrecano sicurezza e che è pronto a lamentarsi per un niente.

Se considero la rapidità con cui sono riuscito a trasformare i miei sogni nel mio modo di vivere attuale, non posso fare a meno di provare un sentimento di enorme gratitudine e meraviglia. Eppure non sono il solo ad averlo fatto. Viviamo in un’epoca in cui molti sono in grado di realizzare imprese meravigliose quasi dal giorno alla notte, di toccare vertici di successo un tempo inimmaginabili. Prendete per esempio Steve Jobs. Era un ragazzo in blue jeans e senza un soldo in tasca, gli è venuta l’idea di costruire un home computer e ha creato un’azienda di enorme successo più rapidamente di chiunque altro nella storia. Guardate Ted Turner: ha creato un impero partendo da un mezzo di comunicazione praticamente inesistente, la televisione via cavo. Oppure personaggi dell’industria dello spettacolo come Steven Spielberg o Bruce Springsteen, o uomini d’affari come Lee lacocca o Ross Perot. Che cos’hanno costoro in comune, al di là di uno stupefacente, prodigioso successo? La risposta, come è ovvio, è: POTERE.

Potere è una parola gravida di emozioni. Per alcuni ha una connotazione negativa, c’è chi brama mentre altri se ne sentono contaminati come se si trattasse di qualcosa di corrotto e sospetto. E per voi cos’è esattamente il potere? Io non intendo il potere come conquista o come qualcosa da imporre per forza al prossimo: questo è un tipo di potere che raramente dura a lungo.

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D’altro canto, bisogna arrendersi all’evidenza: il potere in questo mondo è una costante. O voi realizzate le vostre idee o qualcun altro lo farà al vostro posto. Fate quel che volete fare, oppure dovrete adeguarvi ai programmi che altri elaborano per voi.

A mio giudizio, il vero potere consiste nella capacità di ottenere i risultati che si vogliono, a pari tempo valorizzando gli altri. Il potere e la capacità di cambiare la propria vita, di concretizzare le proprie intuizioni, di fare in modo che le cose operino a vostro beneficio, non a vostro svantaggio. Il vero potere è condiviso, non imposto. Consiste nella capacità di definire i bisogni umani e nel soddisfarli, sia i propri che quelli delle persone care; consiste nella capacità di governare la propria sfera personale, i propri processi mentali, il proprio comportamento, allo scopo di ottenere esattamente i risultati desiderati.

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L’AZIONE, ecco il minimo comun denominatore di ogni grande successo; l’azione è ciò che produce risultati. Il sapere è potere potenziale finche non capita nelle mani di qualcuno che sa agire con efficacia. In fin dei conti, il termine “potere” significa, alla lettera, “facoltà di agire”.

Spesso si ritiene che le persone abbiano successo grazie a qualche dote particolare; ma è un grave errore. Un più attento esame ci rivela che la dote massima di cui dispongono gli individui di successo consiste nella loro capacità di decidersi all’azione; e si tratta di una “dote” che ciascuno di noi può sviluppare in se stesso. In fin dei conti, altri possedevano le stesse nozioni di Steve Jobs; altri, e non solo Ted Turner, avrebbero potuto immaginare che la televisione via cavo aveva un enorme potenziale economico. Ma Turner e Jobs sono stati capaci di agire e, facendolo, hanno cambiato il modo con cui molti di noi sperimentano il mondo. Quel che facciamo nel corso dell’esistenza è determinato dal nostro modo di comunicare. Nel mondo moderno, la qualità della vita è tutt’uno con la qualità delle comunicazioni. Da quel che pensiamo e diciamo di noi stessi, dal nostro modo di muoverci e di servirci della nostra muscolatura corporea e facciale, dipenderà fino a che punto saremo in grado di servirci di quel che sappiamo.

Tutti noi produciamo due forme di comunicazione che plasmano le nostre esperienze esistenziali. In primo luogo ci dedichiamo a comunicazioni interne, e sono le cose che immaginiamo, diciamo e sentiamo nel nostro intimo. In secondo luogo sperimentiamo comunicazioni esterne: parole, tonalità, espressioni facciali, portamenti corporei, azioni fisiche che servono a comunicare con il mondo. Ogni comunicazione è un’azione, una causa che produce effetti. E ha qualche conseguenza per noi e per gli altri.

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Comunicazione è potere. Prendiamo l’esempio di Barbara Black, preside della facoltà di giurisprudenza della Columbia University, che si era messa in testa appunto di diventare, un giorno, preside di facoltà.

Giovane donna, si è inserita in un campo prevalentemente maschile e si è laureata a pieni voti alla Columbia. Poi ha deciso di accantonare l’obiettivo carriera e si è fatta una famiglia. Nove anni dopo era nuovamente pronta a perseguire il suo scopo iniziale e si è iscritta a Yale a un corso di specializzazione, sviluppando quelle capacità di insegnare, compiere ricerche e scrivere che le hanno permesso di accedere “alla mansione cui aveva sempre aspirato”, e oggi è la preside di una delle più prestigiose facoltà di giurisprudenza degli Stati Uniti. È venuta meno alle consuetudini e ha dimostrato che il successo si poteva ottenere contemporaneamente a più livelli.Barbara Black ha fatto propria la Formula Fondamentale del Successo? Evidentemente si. Sapendo quel che voleva, ha compiuto un tentativo e ha continuato a cambiare quando si accorgeva che non funzionava, finché non ha trovato il giusto equilibrio fra l’obiettivo famiglia e quello della carriera. Oltre a essere alla testa di un’importante facoltà universitaria Barbara Black è anche madre e donna di casa.

Le persone che credono nel fallimento quasi sempre hanno in serbo una esistenza mediocre. Il fallimento è qualcosa che non viene percepito da coloro che attingono alla grandezza. Costoro non attribuiscono emozioni negative a ciò che non funziona.

Prendiamo ad esempio Sylvester Stallone. Non è nato ricco, non è nato con una bella voce, era scartato a tutti i provini per la recitazione, non è nato con un bel fisico…ma ha sempre avuto una cosa in più degli altri: la DETERMINAZIONE,  e grazie a questa è riuscito a realizzare i suoi sogni. Stallone voleva con tutto se stesso diventare un attore famoso, proprio per questo, per realizzare il suo sogno si trasferisce in California. Studiava recitazione, faceva qualche apparizione in film scadenti ed era squattrinato. Faticava ad arrivare a fine giornata, non riusciva a pagarsi l’affitto. Dovette vendere tutto quello che aveva per continuare a realizzare il suo sogno, a malincuore dovette persino cedere il suo cane Birillo perchè non riusciva a sfamarlo. Era veramente mal messo! Nonostante questo continuava a presentarsi a tutti i casting alla ricerca della sua occasione. Ma ogni volta la risposta era sempre la stessa: “NO, non sei adatto alla parte”. Nonostante questo non si dava per vinto. Scrisse il copione di Rocky per tre giorni e tre notti dopo aver assistito al combattimento di Mohammed Ali  contro Chuck Wepner. I produttori Bob Chartoff e Irwin Winkler quando lessero il copione che Stallone aveva scritto furono esaltati dalla storia al punto di offrirgli 25mila dollari. Una cifra altissima e molto allettante per uno squattrinato come Stallone. La trattativa stava procedendo ma si dovette interrompere quando Stallone si propose come attore protagonista. I due produttori non volevano assolutamente Stallone come attore protagonista, perchè non lo ritenevano all’altezza, non era in grado di recitare, non aveva una bella voce e il suo aspetto non era dei migliori. Stallone su questo punto non cedette: “o Rocky sono io e non se ne fa nulla.”

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Passarono giorni di trattative e i produttori alzarono la cifra. Proposero a Stallone persino 360mila dollari per il copione a patto che il protagonista non fosse lui. Stallone non mollò, e al suo ennesimo NO i produttori dovettero cedere. Gli offrirono i 25mila dollari e il suo ruolo da protagonista. Stallone sapeva ciò che voleva e sapeva che il film sarebbe stato il suo trampolino di lancio.

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Mi sia permesso di riferirvi un altro esempio. E la biografia sintetica di un uomo che:

a 31 anni è fallito come uomo d’affari;

a 32 anni è stato bocciato a un’elezione;

a 34, altro fallimento;

a 35, gli è morta la donna amata;

a 36, ha avuto un crollo psichico;

a 38, ha perduto un’altra elezione;

a 43, non è riuscito a farsi eleggere al Congresso;

a 46, ci ha riprovato ed è stato bocciato un’altra volta;

a 48, stessa esperienza;

a 55, non è riuscito a farsi eleggere senatore;

a 56, ha perduto la corsa per la vicepresidenza;

a 58, non ha avuto un seggio senatoriale a 60, è stato eletto presidente degli Stati Uniti.

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Il nome del personaggio è Abraham Lincoln. Sarebbe potuto diventare presidente se avesse considerato i suoi fallimenti elettorali? Assai improbabile. C’è anche un celebre episodio di Thomas Edison. Dopo che per 9999 volte aveva tentato di perfezionare la lampadina elettrica senza riuscirci, qualcuno gli ha chiesto: “Hai forse intenzione di andare incontro a 10.000 fallimenti?” La risposta di Edison è stata:

“Io non fallisco, semplicemente ho scoperto un altro modo di non inventare la lampadina elettrica.” Edison in realtà aveva scoperto che considerando in modo diverso le azioni si ottiene un risultato differente. I nostri dubbi sono traditori, e ci fanno perdere il bene che potremmo ottenere perché abbiamo paura di tentare. Vincitori, leader, capi d’azienda – persone dotate di potere personale – comprendono tutti che, se si tenta qualcosa e non si perviene all’esito desiderato, si tratta di una semplice retroazione, nel senso che l’informazione così ottenuta viene utilizzata per elaborare più precise definizioni di ciò che è necessario fare per ottenere i risultati desiderati.

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A volte impariamo dai nostri errori, altre volte da quelli altrui.

Soffermatevi un istante a riflettere sui cinque maggiori presunti fallimenti che vi sono toccati in vita. Che cosa avete appreso da quelle esperienze? Non escludo che siano alcune delle più valide lezioni che vi siano mai toccate.

Fuller si serve di una metafora, quella del timone di una nave: quando questo si sposta da una parte o dall’altra, la nave mostra la tendenza a continuare il movimento rotatorio al di là delle intenzioni del timoniere, il quale deve correggerlo, riportando il battello verso la direzione originaria, in un processo senza fine di azione e reazione, aggiustamento e correzione. Cercate di raffigurarvelo: un timoniere sul mare calmo, che tranquillamente guida il suo battello verso la destinazione, facendo fronte a migliaia di inevitabili deviazioni della rotta. È una bella immagine ed è uno splendido modello da imitare per chi voglia una vita coronata dal successo. Ma la maggior parte di noi non la pensa allo stesso modo. Ogni errore tende a caricarsi di valenze emozionali. È un fallimento. Ha riflessi negativi su di noi.

Un risultato si può ottenere soltanto intraprendendo nuove azioni. Nuove azioni ti portano come per magia a un successo. Fai della tua vita un grande dono.

 

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