
Prima di tutto devi considerare tutti i requisiti per avviare un’attività di allevamento di bestiame. Prima di tutto dobbiamo creare un vero è proprio piano aziendale. Di solito non viene proprio preso in considerazione un piano di business aziendale per mancanza di voglia, perchè ritenuto superfluo o di competenze.
Quali sono i principali problemi nelle aziende zootecniche?
- assenza di un controllo di gestione dei propri prodotti con difficoltà serie a determinare prezzi e costi. In parole povere il 95% delle aziende zootecniche non sa quanto gli costa il prodotto!;
- mancanza di una strategia di marketing al fine di migliorare la propria presenza sul mercato in termini di riconoscibilità ;
- assenza di un piano vendite specifico e modulato per stagione;
- scarso approccio al metodo (un pò come dire sego un albero con una sega non affilata e non voglio essere disturbato!).
Nelle mie direzioni aziendali le aziende di salumi e carni sono una delle mie grandi passioni. Il più grave problema che hanno è il controllo di gestione. Le aziende di carni non hanno la minima idea di quanto è il reale costo variabile delle loro carni andando a fare prezzi a caso e andando a usufruire del loro tempo in maniera devastante perchè senza metodo.
In questo articolo voglio approfondire la parte del bilancio zootecnico. La base per poter sviluppare la tua azienda nel controllo dei numeri e andare a controllare chirurgicamente sia i costi variabili che fissi e soprattutto i prezzi a fronte di un margine “sana” azienda” con lauti guadagni.
Iniziamo!
L’Uls è un componente della produzione lorda vendibile che deve essere incluso nel bilancio quando nell’azienda viene praticata un’attività zootecnica.
L’utile lordo di stalla (Uls) è dato dall’incremento di valore del bestiame nel corso di un anno. L’incremento di valore può essere dovuto a variazioni quantitative, come l’aumento del numero di capi, o a variazioni qualitative, dovute a una diversa composizione della tipologia di bestiame. Per la determinazione dell’utile di stalla è necessaria quindi la conoscenza del ciclo produttivo degli animali allevati; i dati tecnici consentono poi di determinare, per fini estimativi, i dati economici.
CARATTERISTICHE DEGLI ALLEVAMENTI
Bovini da latte
La stalla “da latte” è composta da vacche in produzione e dal bestiame giovane necessario per la rimonta: manze (oltre un anno di età fino al primo parto), manzette (da 6 a 12 mesi) e vitelle (fino a 6 mesi).
La razza di gran lunga più utilizzata per la produzione di latte è la Frisona italiana. Di secondaria importanza è la razza Bruna italiana.
La vacca entra in produzione a 24-26 mesi di età (primo parto) e partorisce quasi una volta all’anno (un parto ogni 12-14 mesi). I parti nella carriera sono 3-6, l’età finale è quindi di 5-8 anni. Alcune vacche sono utilizzate solo per i primi 3 parti, i migliori per la produzione di latte. Le vacche migliori vengono utilizzate al massimo per 5-6 parti. Le vacche meno produttive (o con problemi di salute, in particolare di fertilità) sono scartate fin dal primo parto.
In base all’età, alla razza e alle proprie caratteristiche genetiche la bovina maniesta la propria attitudine produttiva, evidenziabile come quantità e qualità di latte prodotto. Il valore di un capo da latte, a differenza di un capo da carne, dipende proprio da tale attitudine e non dal suo peso corporeo.
La produzione media annua di latte di una vacca in allevamenti intensivi nella pianura del nord Italia è indicativamente di:
− 7.500-10.000 kg per la razza Frisona;
− 6.000-8.000 kg per la razza Bruna;
− 5.000-7.000 kg per la razza Pezzata Rossa.
Per gli allevamenti intensivi del centro-sud (Lazio, Campania, Puglia, Sicilia) la produttività della Frisona è mediamente di 5.000-8.000 kg (quella della Bufala da latte è di 1.700-2.100 kg). Per le vacche allevate al pascolo nella montagna alpina la produttività è di circa 2.500-3.500 kg.

Bovini da carne
La stalla “da carne” è composta di vitelli (fino a 6 mesi di età), vitelloni (fino a 18 mesi) ed eventualmente da torelli (18-24 mesi) e tori (oltre 24 mesi). In Italia solo poche aziende praticano l’allevamento delle vacche “da corpo”, destinate alla produzione di vitelli da carne (si importano “vitelli da ristallo”).
Le razze comunemente utilizzate per la produzione di carne sono:
− razze da latte (maschi di Frisona, Bruna italiana ecc.);
− razze da carne estere (Limousine, Charolaise ecc.);
− razze da carne italiane (Piemontese, Chianina ecc.);
− incroci tra razze da carne e razze da latte (incrocio di prima generazione).
Gli incroci di prima generazione (razza da carne con razza da latte) sono spesso
praticati in stalle di piccola o anche media dimensione: i maschi avranno buone caratteristiche da carne e le femmine da latte; rappresenta quindi un compromesso tra i due indirizzi produttivi.
Il valore del bestiame da carne dipende dal peso e dalla qualità.
Il peso dei capi da carne è direttamente proporzionale all’età, anche se l’incremento non è lineare nel tempo. L’allevamento si effettua ovviamente nella fase giovanile di accrescimento, fino a circa 2 anni di età.
In funzione dell’età di macellazione si ottengono prodotti finali diversamente
denominati, come indicato nella tabella 1.
La qualità dipende essenzialmente dalla razza e dal sesso ed è determinata dai seguenti fattori:
− qualità organolettiche della carne (per esempio assenza di grasso intramuscolare);
− resa al macello, cioè il peso della carcassa commerciabile in rapporto al peso vivo;
− indici di conversione degli alimenti, cioè la capacità di trasformare gli alimenti ingeriti in carne

Altri allevamenti
Suini
L’allevamento di suini in Italia riveste un’importanza di primo piano, vista anchel’importanza dei settori collegati (salumifici).
Il valore dei capi suini dipende sostanzialmente dal peso, cioè dall’età (lattonzoli, magroni, grassi ecc.). Il peso va da circa 1 kg alla nascita fino a 160-180 kg per suini grassi da macello a 10-12 mesi di età.
Il valore dei verri (maschi destinati alla riproduzione) dipende dalle loro caratteristiche genetiche, cioè dalla capacità di introdurre negli allevamenti migliori caratteristiche produttive.
Ovini e caprini
L’allevamento di questi animali ruminanti, di taglia piccola rispetto ai bovini, è diffusa in genere dove non è possibile un’agricoltura intensiva, nelle aree montane delle Alpi e, soprattutto, dell’Appennino e delle isole. La produzione di questi capi riguarda il latte, la carne e la lana.
La produzione di latte, da destinare alla trasformazione in formaggi (pecorino), ha importanza primaria. Una pecora di 50-60 kg di peso vivo produce all’incirca 110-130 kg di latte all’anno. L’allevamento può essere stanziale, con mungitura meccanica, o transumante, con mungitura manuale. La gestazione dura circa 5 mesi. La carriera produttiva dura circa
8-10 anni, con una produzione complessiva di 8-15 agnelli.
La produzione di carne può riguardare:
− l’agnello da latte, macellato al peso vivo di 8-12 kg all’età di 30-40 giorni;
− l’agnellone leggero, macellato al peso vivo di 25-30 kg all’età di 80-120 giorni;
− l’agnellone pesante, macellato al peso vivo di 50-80 kg all’età di 6-9 mesi.
L’allevamento per la produzione di lana in Italia è marginale.
Altri animali Nelle aziende agrarie sono comunemente presenti i piccoli animali, i cui prodotti sono destinati all’autoconsumo della famiglia coltivatrice (galline, conigli, api ecc.) o per la vendita in una cerchia di clienti molto ristretta. L’incidenza di questi animali sul valore delle
scorte è in genere modesta e quindi trascurabile. In altri casi l’allevamento dei piccoli animali costituisce l’indirizzo produttivo principale dell’azienda, con presenza, in strutture apposite, di migliaia di capi.
Infine ha oggi una crescente importanza l’allevamento di animali non destinati all’uso alimentare, in particolare di equini.
CALCOLO DELL’UTILE LORDO DI STALLA (ULS)
L’ammontare dell’Uls si ottiene da un bilancio in cui l’attività (carico) è costituita dalla consistenza finale più le vendite e la passività (scarico) dalla consistenza iniziale più gli acquisti. Si dovrà poi tenere conto dei capi nati e di quelli morti (v.esempio):


Nel caso di un bilancio estimativo si considera, nell’ambito dell’ipotesi di ordinarietà, il bestiame mediamente mantenibile, che rende uguali la consistenza iniziale e quella finale. Considerando il valore zero attribuito ai capi nati e morti, l’utile lordo di stalla sarà dato da:
Uls = vendite − acquisti
Se infine viene attuata la rimonta interna, sostituendo il bestiame da scartare ogni
anno, a fine carriera, con capi giovani nati nella stessa stalla, come accade prevalentemente nelle aziende che producono latte, si avrà:
Uls = vendite
Per calcolare il bestiame mediamente vendibile ogni anno (che rappresenta l’Uls nel bilancio estimativo) è necessario determinare prima il bestiame mediamente mantenibile. Quest’ultimo dipende:
− dalla disponibilità totale di foraggi (i foraggi prodotti e reimpiegati);
− dal fabbisogno unitario del bestiame.
Il rapporto tra disponibilità totale e fabbisogno unitario fornisce il numero di capi mediamente mantenibili.
Le fasi di calcolo dell’Uls saranno dunque le seguenti:
− calcolo della disponibilità di foraggi;
− calcolo del fabbisogno unitario annuo;
− calcolo del bestiame mediamente mantenibile;
− calcolo dell’utile lordo di stalla.

La determinazione del bestiame mediamente mantenibile ha notevole importanza nel bilancio estimativo; con esso viene infatti calcolato anche il numero delle vacche che ordinariamente è possibile allevare e di conseguenza la produzione complessiva di latte. Il valore del bestiame mantenibile incide poi nel calcolo delle quote (assicurazione) e degli interessi sul capitale di esercizio.
LEGGI L’ARTICOLO: COME OTTIMIZZARE LE TUE PRESTAZIONI NELLA VITA E NEL BUSINESS
L’utile lordo di bosco
In modo analogo all’utile lordo di stalla, per l’azienda forestale può essere calcolato l’utile lordo di bosco (Ulb), dato da:
Ulb = (valore finale + utilizzazioni) − valore iniziale
dove per valore finale e iniziale si intendono i valori del bosco a fine anno e a inizio anno e le utilizzazioni rappresentano le vendite annue.
L’Ulb, com Uls, contribuisce a formare la Plv.
La disponibilità di foraggi
La disponibilità di foraggi dipende dalla superficie ordinariamente investita in coltivazioni destinate alla produzione di alimenti per il bestiame e dalla loro produttività. Nell’esecuzione del bilancio estimativo questi dati sono già stati inseriti, come si è visto, in fase di calcolo della produzione lorda vendibile. Si tratterà ora di calcolare il loro valore nutritivo.
I principi alimentari di cui tenere conto per l’alimentazione dei bovini sono: carboidrati, proteine, vitamine e sali minerali. Tuttavia, per la determinazione del bestiame mediamente mantenibile, i calcoli estimativi considerano il basilare fabbisogno di carboidrati e cioè di energia; i restanti fabbisogni possono essere verificati con ulteriori calcoli o si può ritenere che siano soddisfatti a priori, come conseguenza di un razionamento equilibrato, che prevede tra l’altro l’utilizzo di mangimi concentrati e integrativi.
L’unità di misura usata per esprimere il valore energetico dei foraggi è l’unità foraggiera (UF), che può essere:
− l’unità foraggiera latte (UFL), che corrisponde all’energia netta apportata da 1 kg di orzo standard per la produzione di latte, pari a 1700 kcal di energia netta;
− l’unità foraggiera carne (UFC), che corrisponde all’energia netta apportata da 1 kg di orzo standard per la produzione di carne, pari a 1820 kcal di energia netta.
Per calcoli di tipo estimativo, basati sulla probabilità e quindi sull’approssimazione, si può omettere la distinzione tra UFL e UFC e parlare genericamente di unità foraggiera.
Gli alimenti per il bestiame possono essere: foraggi verdi, foraggi affienati, foraggi insilati, mangimi concentrati, nuclei integrativi, latte in polvere. L’impiego dei diversi alimenti, nelle giuste proporzioni, dipende da considerazioni zootecniche ed economiche: le prime hanno a che vedere con il valore nutritivo (v. tabella), le seconde con il fatto che possono essere prodotti in azienda o essere acquistati sul mercato. Sono sempre acquistati i nuclei integrativi, il latte in polvere per i vitelli. Vi possono essere comunque aziende che ordinariamente acquistano fieno, insilati o altri foraggi. La razione viene preparata miscelando gli alimenti in appositi carri. Con lo stesso carro miscelatore viene poi effettuata la distribuzione in mangiatoia (v. figura).


L’utile lordo di stalla nell’allevamento dei bovini da latte
Fabbisogno unitario
Nell’alimentazione della vacca da latte devono essere soddisfatti diversi tipi di fabbisogno nutrizionale: mantenimento, produzione di latte, gestazione, accrescimento.
Negli allevamenti a stabulazione libera si ha un ulteriore consumo dovuto al movimento (v. esempio). Nelle tabelle sono riportati i fabbisogni unitari e i fabbisogni medi annui.

Fabbisogno per la rimonta
Nel calcolare il fabbisogno unitario si deve considerare anche il bestiame da rimonta e cioè il bestiame giovane che deve essere allevato per sostituire le vacche che ogni anno sono scartate. Passano al macello le vacche a fine carriera (per età) e quelle meno produttive. Le vacche scartate devono essere sostituite da un pari numero di manze; le manze a loro volta devono essere sostituite da vitellemanzette; infine le vitelle-manzette sono sostituite con i nuovi nati (v. figura). Il fabbisogno unitario comprende quindi il fabbisogno di una vacca in produzione più il fabbisogno della rimonta necessaria.
Il numero dei capi da rimonta (quota di rimonta, Qr) si ottiene dalla seguente
formula (v. esempio):

dove:
Ef = età finale della vacca (va al macello);
Ei = età iniziale (primo parto);
c = coefficiente di maggiorazione (1,1-1,2).
L’età iniziale (primo parto) è 2-2,2 anni (24-26 mesi).
L’età finale dipende dal numero di parti: con 3 parti è circa 5 anni, con 4 parti circa 6 anni ecc. (v. figura 16.3). Dal terzo-quarto parto la produzione di latte inizia a decrescere, pertanto le vacche arrivano mediamente a 4 o 5 parti, a cui corrisponde un’età finale di 6-7 anni. L’età finale media tiene conto delle vacche scartate anzitempo e di quelle che raggiungono 8-10 anni di età.
Il coefficiente c (circa 1,1-1,2) tiene conto dei capi scartati per ragioni di salute o di produttività. In definitiva si può considerare una quota media di rimonta di circa il 25-30%.

Fabbisogno aziendale ed extra-aziendale
Il fabbisogno alimentare di una vacca e della relativa rimonta non viene soddisfatto totalmente con foraggi prodotti in azienda, soprattutto negli allevamenti intensivi. Le vacche da latte, sottoposte a forti carichi produttivi e a continue gestazioni, richiedono apporti adeguati di mangimi concentrati e di nuclei integrativi che sono acquistati, in buona parte, sul mercato. Inoltre i vitelli, nei primi 2-3 mesi di vita, sono allevati quasi esclusivamente con alimenti extra-aziendali (latte in polvere) (*).
L’ammontare del fabbisogno di unità foraggiere soddisfatto con foraggi extraaziendali può essere determinato con calcoli analitici, basati sulla quantità media di mangime extra-aziendale somministrato ogni giorno, o sommariamente,
apprezzando una quota in percentuale del fabbisogno totale (10%, 20% ecc.).
Vuoi una mano a fare tutto questo? Facciamoci una chiacchierata!
È gratuita e senza Impegno
Valore del bestiame mediamente mantenibile
La composizione ordinaria della stalla è determinabile a partire dal numero di
vacche mediamente mantenibili, che si ottiene dal rapporto:
n vacche = disponibilità di foraggi UF/fabbisogno unitario (UF/capo)
Se il numero delle vacche risultasse 100 e la quota di rimonta il 30%, bisognerebbe mantenere anche 30 manze per sostituire le 30 vacche che ogni anno arrivano a fine carriera, 30 vitelle per sostituire le 30 manze che sono diventate vacche e infine, tra i vitelli nati, 30 dovranno essere destinati alla rimonta per sostituire le vitelle e manzette diventate manze (gli altri vitelli potranno essere venduti). I valori unitari da applicare devono essere medi. Per esempio le vacche hanno il massimo valore a circa 2 anni e il valore minimo a fine carriera. Il valore unitario da applicare sarà quindi quello di una vacca di “mezza età”.

Utile lordo di stalla
Nella stalla da latte con rimonta interna l’utile lordo di stalla del bilancio estimativo è dato esclusivamente dal bestiame che annualmente si può vendere e quindi da:
− vacche di scarto;
− vitelli in eccesso.
Il numero delle vacche di scarto è pari alla quota di rimonta. Il numero di vitelli in eccesso si ottiene dalla differenza tra il numero di vitelli nati e il numero di vitelli necessari per la rimonta. Il numero di vitelli nati si ottiene applicando al numero delle vacche l’indice di natalità. L’indice di natalità si ricava dal rapporto tra il numero dei vitelli che in media nascono ogni anno e il numero delle vacche:
I.nat=n vitelli nati/n vacche
Se, per esempio, con 98 vacche nascono in media in un anno 88 vitelli, l’indice
di natalità risulterà:
I.nat=88/98= 0,898 = 89,8%
pari in media a un parto ogni 13,4 mesi (12 : 0,898).
Il numero dei vitelli che mediamente si possono vendere all’anno è dato quindi dalla differenza tra l’indice di natalità e la quota di rimonta:
n vitelli in eccesso= I.nat -Qr

Il mondo delle carni è complesso e lavorare a caso non è più contemplato nelle aziende agroalimentari soprattutto perchè l’ignoranza del numero rende gli imprendiotri ignari dei propri soldi. Potrebbero guadagnare molto di più e soprattutto avere meno debiti se non estinguerli totalmente. Tante teorie non servono. Servono i fatti reali. Serve metodo per proiettare un’azienda zootecnica verso traguardi straordinari sia dal punto di vista del controllo di gestione, marketing e vendite.